FRIDA KAHLO.

BIOGRAFIE ILLUSTRATE DI UN’ICONA

FRIDA KAHLO.

ILLUSTRATED BIOGRAPHIES OF AN ICON

 

Valentina Valecchi

Università Roma Tre

Abstract:

L’immagine di Frida Kahlo è ormai da tempo un’icona universale. Nondimeno la biografia dell’artista, altrettanto nota, sembra capace di toccare le corde più intime dell’animo umano ed è tanto ricca da generare continue riscritture e reinterpretazioni. In particolare, rileviamo la persistenza del personaggio e della sua inconfondibile immagine negli albi illustrati, nei quali, oltre alla passione dell’arte, attraverso la storia e le storie di Frida, emergono i temi dell’identità, della malattia, della disabilità, dell’amore, della fragilità, del genere. Il presente contributo si propone di osservare alcune tra le più significative pubblicazioni dedicate alla pittrice che hanno fatto la loro comparsa nel panorama editoriale destinato ai ragazzi negli ultimi venti anni in Italia e di evidenziare le scelte tematiche e stilistiche operate da autori e illustratori impegnati nel racconto della vita di un simbolo della cultura latinoamericana, espressione di resilienza, anticonformismo e emancipazione.

The image of Frida Kahlo has been recognized for a long time as a universal icon. Furthermore the artist’s biography, equally well-known, seems capable of touching the deepest chords of the human soul and looks so rich that can generates continuos rewriting and reinterpretations. In particular, we note the persistence of the character and her unmistakable image in some picturebooks in which, in addition to the passion for art, emerge the themes of identity, illness, disability, love, fragility, along with gender issues. This contribution aims to observe some of the most significant picturebooks published in Italy in the last twenty years about the painter and intends to highlight the thematic and stylistic choices made by authors and illustrators grappling with the life story of a Latin American symbol, an expression of resilience, non-conformism and emancipation.

Parole chiave:

albi illustrati – Frida Kahlo – educazione all’arte – biografie

Keywords:

picturebooks – Frida Kahlo – art education – biographies

1. Introduzione

I linguaggi e i materiali dell’arte, come molti studiosi hanno già sottolineato nel corso del Novecento[1], possono costituire un elemento fondamentale dell’esperienza educativa dei più giovani. Nei percorsi educativi, le opere d’arte sono importanti non soltanto in quanto testi utili a familiarizzare con i linguaggi e la storia dell’arte ma hanno ancor più valore come pretesti “per attivare processi mentali, culturali e produttivi suggeriti e indotti dalla familiarità acquisita con il lavoro degli artisti”[2]. Possiamo giungere a considerare i dipinti e le sculture quali dispositivi utili ad attivare processi immaginativi e creativi. L’arte ha il potere di aprire a idee, paradigmi, metafore utili a capire il mondo interiore e circostante.

Occorre anche tenere in considerazione il fatto che, durante l’infanzia, la familiarizzazione con le opere d’arte e i primi approcci ad un’educazione visiva non avvengano soltanto durante sporadiche visite a gallerie e mostre. “L’albo illustrato è la prima galleria d’arte che il bambino visita”[3], affermava infatti Kveta Pakovskà. I libri illustrati di qualità hanno la potenzialità di educare i bambini e le bambine a guardare il mondo con occhi diversi, con uno sguardo critico e problematico e sono pertanto studiati sempre più spesso quali strumenti per educare lo sguardo in generale[4].

Ma cosa accade quando le vite, le opere e i linguaggi visivi dei più grandi artisti entrano a far parte della narrazione un libro illustrato?

I libri illustrati, oggetti democratici accessibili a tutti, offrono talvolta la preziosa opportunità di incontrare artisti lontani nel tempo e nello spazio, diventando essi stessi dispositivi di mediazione dell’arte. Grazie ai libri che parlano di opere e artisti attraverso il linguaggio dell’illustrazione, si ha modo di sperimentare nuove ulteriori forme del guardare, nel rispetto dei tempi di ogni singolo individuo. Se nella visita ad un’esposizione d’arte l’osservazione di un’opera è subordinata a un tempo limitato, dato dalle necessità della contingenza, le sollecitazioni visive suscitate dagli albi, coadiuvate dal linguaggio verbale ad esse strettamente interconnesso, possono permettere di entrare nelle opere per un tempo prolungato e ripetuto e consentono di aprire a punti di vista inediti.

I libri illustrati dedicati ai grandi artisti permettono di venire in contatto con vite appassionanti ma, soprattutto, consentono di attraversare sguardi capaci soffermarsi sui dettagli e restituirci visioni inedite, di presentarci il valore dell’arte come linguaggio che consente di liberare l’immaginazione e la fantasia. Gli sguardi preziosi dei grandi esponenti dell’arte suggeriscono di “sollecitare il pensiero ad andare oltre le soluzioni abituali, a formulare interrogativi nuovi, a ribaltare processi consolidati, a osservare il mondo da più punti di vista”[5].

In un contesto in cui le immagini ci bombardano ogni giorno, portando talvolta all’anestetizzazione, il libro illustrato è un viatico importantissimo per intraprendere, fin dalla più giovane età, un percorso consapevole attraverso gli alfabeti dell’arte.

Prenderemo ora in analisi il caso specifico delle biografie illustrate dedicate alla figura di Frida Kahlo, cercando di evidenziare quali aspetti della sua vita e dell’opera siano stati isolati e posti in evidenza, verificando come alcuni elementi della vita intima di Frida siano usati come pretesti per parlare ai più giovani di temi fondanti dell’esistenza. Tenteremo di comprendere quali temi colpiscono così tanti autori e illustratori da spingerli a proporre sempre nuove ulteriori versioni illustrate sulla vita della pittrice e quali risvolti riflessivi offra questa leggenda dell’arte messicana che appare in modo preponderante negli scaffali delle librerie destinate ai più piccoli.

Occorrerà a questo punto ripercorrere brevemente, innanzitutto, i tratti salienti della vita della famosa artista. In questa breve sintesi ci appoggeremo ad alcuni celebri contributi biografici che, entrando prepotentemente nello spazio intimo e privato dell’artista, hanno contribuito a delineare il mito della figura di Frida Kahlo, così come è conosciuto ai più[6].

2. La “Fridamania”

Magdalena Carmen Frieda Kahlo y Calderòn, meglio conosciuta come Frida Kahlo, è ormai considerata una delle pittrici più note al mondo. I soggetti dei suoi dipinti, spesso autoritratti, si intrecciano alla vita personale, alle vicende d’amore, alle condizioni di salute precarie e soprattutto al suo paese di origine, il Messico, al comunismo e alla cultura precolombiana. Fu moglie di Diego Rivera, all’epoca considerato il più importante artista messicano del Novecento. Nel corso del tempo, la capacità attrattiva della sua personalità e la forza dirompente della sua arte la renderanno capace di superare il marito per fama e popolarità. 

Frida era nata pittrice quasi per caso, inizialmente autodidatta. A seguito del grave incidente che la costrinse a letto a lungo, prese tele e pennelli per tentare di dimenticare i suoi problemi di salute.  Seppure le sue opere possano sembrare rappresentazioni oniriche, la pittrice dichiarava di essere piuttosto interessata alla realtà, una realtà molto personale, una sintesi e rielaborazione dei suoi vissuti e dei suoi pensieri. “I miei temi sono stati sempre le mie sensazioni, i miei stati d’animo e le profonde dinamiche che la vita andava producendo in me, e ho spesso oggettivato tutto questo in rappresentazioni di me stessa che erano quanto di più sincero e vero potessi fare per esprimere quel che sentivo di me e davanti a me” [7] , scriveva in una delle sue numerose lettere l’artista. La restituzione sulla tela di tali vissuti era condita da una solida preparazione culturale: dalla conoscenza delle avanguardie pittoriche, alla letteratura, alla filosofia orientale e quella occidentale. 

La pittura di Frida Kahlo è costellata di simboli precolombiani e ispirata a divinità azteche. Forte, nelle sue opere, è anche il richiamo al simbolismo cattolico, con particolare riguardo a quello degli ex-voto, piccole immagini naif dipinte sul legno o sul metallo, concepite per la richiesta o per il ringraziamento di grazie per la guarigione da malattie e la protezione da eventi drammatici. Si può dire dunque che questa pittrice abbia fuso insieme l’anima tedesca paterna con quella messicana materna, abbia cioè unito straordinariamente la cultura europea e quella dell’America centrale.

Le capacità dell’artista messicana attirarono ben presto l’attenzione dei pittori contemporanei. La bravura di Frida fu riconosciuta fin da subito dall’allora notissimo Rivera, quando era ancora giovanissima e, in seguito, da artisti quali Breton o Picasso. Il primo, estasiato, tentò di farla entrare nel suo movimento surrealista, ma lei rifiutò ogni etichetta. Picasso arrivò a scrivere a Diego Rivera in una celebre lettera: “Né Derain né tu, né io siamo capaci di dipingere una testa come quella di Frida Kahlo”[8].

Frida Kahlo morì nel 1954, dopo una serie di inenarrabili sofferenze, ma il suo mito non si è arrestato, anzi, ha visto crescere progressivamente negli anni un successo tale da toccare i toni dell’adulazione. La sua immagine iconica, facile da evocare con i soli dettagli di un folto paio di sopracciglia e un copricapo di fiori, continuano a suscitare un’immensa attrattiva postuma, a quasi ben settant’anni dalla sua morte. L’essere un simbolo di sofferenza fisica e mentale e icona di importanti battaglie culturali e politiche fa sì che la figura di Frida Kahlo sia protagonista di numerosissime biografie romanzate che spesso ce la restituiscono come una sorta “santa martire laica”. Riguardo a esse scrive infatti acutamente Gannit Ankori, «some would say hagiographical»[9].

Si può ormai parlare di una “Fridamania”, come suggerisce la storica dell’arte Lynne Cooke, lamentando come lo stesso sia già accaduto con la figura di Van Gogh: «(con)fusion between the art and the life’ is likely to continue to dominate both the research literature and the popular imagination»[10].

Frida è riconosciuta ormai a livello internazionale come una delle grandi pittrici del Novecento, eppure la sua estrema fama e l’omologazione prodotta dalla ripetizione infinita della sua immagine sembrano porre in secondo piano la sua essenza e il valore della sua arte.

La relazione tra la vita e l’identità dell’artista, le sue opere e i suoi riferimenti culturali è molto complessa e occorre notare come il fascino mediatico per la sua vita sia iniziato ben prima che Frida avesse prodotto i suoi celebri autoritratti[11]. Sarà solo in seguito al suo successo conseguente un viaggio negli Stati Uniti in compagnia del celebre marito, che Frida si dedicherà assiduamente alla pittura.

A tutt’oggi la sua immagine e la sua complessa storia continuano ad ossessionare l’immaginario dei giornalisti e del pubblico, quasi fosse lei stessa un prodotto della sua stessa arte.[12]

In particolare, a partire dagli anni Ottanta, saranno alcuni importanti film[13] a contribuire definitivamente ad amplificare il suo mito. Oggi, le mostre monografiche dedicate a Frida sono frequenti e frequentatissime dai visitatori[14] e, come accade con tutte le icone pop, è possibile trovare la sua immagine stampata su magliette, cartoline, poster, tatuaggi; abiti e gioielli ne ricalcano lo stile mentre cantanti di fama mondiale come Madonna dichiarano espressamente di ispirarsi a lei.

Ma questo personaggio che sembra uscito dalla penna di Gabriel Garcia Marquez con la sua vita assai tragica, rappresenta, a ben pensare, una sfida per la rappresentazione sia letteraria che iconografica, anche a causa della sua caleidoscopica complessità. A ciò si aggiunga il fatto che Frida definiva se stessa la gran ocultadora, “la grande occultatrice”[15], ovvero mirava a dare un’immagine della propria persona costruita come un’opera d’arte: come se avesse elle stessa contribuito ad offuscare la propria essenza attraverso una continua rappresentazione di sé. “Who was Frida Kahlo? It is not possible to find an exact answer. So contradictory and multiple was the personality of this woman, that it may be said that many Fridas existed. Perhaps none of them was the one she wanted to be”[16], scrive Aleandro Gómez Arias.

3. Ritratti di un’autrice di autoritratti

Nello specifico della nostra trattazione, da questo esposto finora si può evincere come l’intento di raccontare a un giovane pubblico una vita tanto tormentata e un linguaggio artistico ad essa strettamente connesso, tanto ricco di significati, simbologie e riferimenti culturali, possa rappresentare a prima vista un compito assai arduo da perseguire.

Osservando quei libri che con l’aiuto delle illustrazioni tentano l’impresa di raccontare la vita e l’arte della pittrice messicana, si evidenzia immediatamente ai nostri occhi l’aspetto che più di ogni altro è isolato prediletto nel racconto di questa caleidoscopica personalità. Si tratta dell’aspetto di Frida relativo all’emancipazione femminile e alla straordinaria capacità di essere al di là delle imposizioni sociali, a quanto appare ad un primo sguardo rivolto alle numerose storie illustrate dedicate a Frida Kahlo presenti negli scaffali delle librerie per ragazzi.

Oltre che nelle numerose collane dedicate ai grandi personaggi, quali Little Guides to Great Lives[17] o Little people, Big Dreams[18] o ancora in Library of Luminaries[19] - piccole guide che elencano in ordine cronologico i fatti salienti della biografia di alcuni “grandi” della storia che si sono distinti nelle diverse discipline[20] -, Frida Kahlo è infatti frequentemente inserita tra gli esempi di donne che, con il loro coraggio e la loro forza, hanno dato un contributo fondamentale ai progressi dell’emancipazione femminile. È possibile leggere di Frida nel best seller Storie della buonanotte per bambine ribelli[21] o in Le più belle storie di donne coraggiose Straordinarie[22] o, ancora, in Straordinarie. Vita e imprese di 30 donne decisamente fuori dagli schemi[23], una raccolta di biografie di donne a fumetti. Il nome di Frida è addirittura in un titolo che invita a domandare: Cosa farebbe Frida Kahlo? Lezioni di vita da 50 donne coraggiose[24], dove, accanto a Cleopatra che insegna a domare i serpenti e a Hedy Lamarr che invita a resistere dalla disistima altrui, l’artista messicana diventa semplicemente un esempio dell’orgoglio di sfoggiare un proprio stile nonostante il parere altrui. L’elenco potrebbe continuare: Frida è quasi sempre presente in molte di quelle che Chiara Lepri chiama “tassonomie femminili”[25] (bambine ribelli; grandi donne che hanno cambiato il mondo; donne che hanno fatto la differenza, ecc.).

A ben guardare la nostra artista ha in effetti infranto un vasto ventaglio di tabù sul corpo e la sessualità femminile ed è divenuta il prototipo di un’identità originale, coraggiosa e scevra da imposizioni e norme. Considerata femminista anzitempo, inventò un nuovo modo per esprimere la propria bellezza e femminilità e si fece partecipe della vita sociale, culturale e politica del proprio paese. Disabile, bisessuale, innamorata sofferente, sostenitrice delle minoranze etniche, è un’icona dell’intersezionalità[26], un personaggio adatto a rappresentare ciò che è nell’agenda sociale e politica contemporanea: queste caratteristiche hanno indubbiamente contribuito a renderla un’eroina di molte battaglie da offrire ai lettori e soprattutto alle lettrici più giovani rispondendo alle esigenze del mercato.

In generale, occorre però rilevare che, forse anche a causa della necessità di dover rispondere a certi standard di contenuto e formato, molte delle biografie appena accennate risultano semplificatrici della complessità della storia umana e artistica di Frida Kahlo. Un certo nozionismo scolastico si affaccia nel corso delle pagine e non sempre le pubblicazioni di cui trattiamo paiono coraggiose nell’affrontare con schiettezza i temi legati alla biografia di Frida[27].

Ci sembra di poter affermare che la narrazione relativa al contenuto dell’arte e dei magnetici autoritratti della famosa artista trovi in questi racconti uno spazio minore rispetto all’elencazione dei fatti salienti della sua vita travagliata. In esse si percepisce l’indugiare morboso sulle sofferenze già presente nelle biografie romanzate dell’artista, mentre le straordinarie qualità di pittrice che portarono Frida a produrre centoquarantatré tele (di cui due terzi autoritratti) ormai riconosciute dal grande pubblico e dalla critica come autentici capolavori, si trovano ad essere riassunte in poche sintetiche frasi.

4. Tre albi illustrati a confronto

Allo scopo di indagare come la complessità dell’arte possa essere mediata attraverso i linguaggi artistici propri dei libri illustrati, concentreremo ora la nostra attenzione su tre testi che ci sembrano proporre delle interessanti variazioni narrative, sottoponendo al pubblico alcuni aspetti inediti della nostra protagonista. Si tratta di Frida e Diego, una favola messicana[28] di Fabian Negrin, Frida Kahlo nella sua casa Azul[29] di Chiara Lossani e Michelangelo Rossato e, infine, Frida[30] di Benjamin Lacombe e Sébastien Perez.

Prima di proseguire con l’analisi, vorremmo però innanzitutto soffermarci su un aspetto peculiare della biografia Frida Kahlo, soprattutto se parliamo della sua trasposizione nella letteratura per l’infanzia. Osservando alcuni elementi della storia della pittrice messicana, sembrano emergere alcuni tratti in comune con il genere del fiabesco. Evidente è innanzitutto il destino comune: la biografia di Frida è diventata un prodotto commerciale esattamente così come è accaduto con molte delle fiabe commercializzate dalle grandi aziende nel Novecento. A causa di questa operazione talvolta rischiamo di vedere inquinati alcuni degli elementi più autentici della narrazione come la potente dimensione metaforica e il contatto con i sentimenti più profondi e inconfessabili, nell’impresa di rendere edulcorate e accettabili le storie più complesse. Andando a sondare ulteriormente i dettagli notiamo che, se nella storia di Frida Kahlo non c’è un bosco – luogo imprescindibile nelle fiabe - siamo comunque posti di fronte a un calvario di sofferenze che allontanano dallo scorrere della vita che potrebbe essere metaforicamente visto come una ‘selva oscura’ dalla quale la protagonista esce evidentemente cambiata. Il percorso di vita di Frida rappresenta un vero e proprio viaggio iniziatico che conduce a confrontarsi con la costruzione di un’identità personale, proprio come accade ai protagonisti delle fiabe. I nemici dell’artista messicana sono intangibili e ma spesso, nelle biografie, la malattia o la morte divengono delle personificazioni. Inoltre, Diego Rivera ha le fattezze e i modi di un orco, mentre l’artista, iconica come Biancaneve o Cenerentola, è circondata da animali come in molte rappresentazioni fiabesche[31]; come Cappuccetto Rosso nelle versioni moderne, ella si ribella al suo destino e ai suoi nemici, resiste al fato e agli stereotipi, ricorda la Sirenetta per i suoi impedimenti fisici, ma non soccombe: la sua storia colpisce evidentemente nel profondo, è tanto ricca che si potrebbe ripresentare, riscrivere, rappresentare continuamente sotto molteplici punti di vista diversi.  

Come ogni fiaba, la biografia di Frida non soltanto consente di avvicinarsi all’indicibilità dell’esistenza, di mettere in scena ciò che non sarebbe altrimenti possibile raccontare ai più giovani ma appare dotata della qualità dell’“irresistibilità” definita da Jack Zipes[32]: come ciascuna fiaba, anche la storia dell’artista sembra una “specie biologica” che si diffonde in modo epidemico.

Come tutte le fiabe, la storia di Frida risponde, inoltre, alle grandi domande che i bambini e le bambine si pongono fin dalla prima infanzia. Come scrive Bernardi, “Le fiabe […] mettono in intreccio aspetti universali del nostro essere al mondo e del nostro rapporto con la vita e con la morte, ci commuovono, ci coinvolgono, svolgono certi compiti poiché, insieme ad altre forme letterarie, rispondono al bisogno di meraviglioso, quella zona aurea in cui tutto può accadere”[33]. La storia della vita di Frida Kahlo riesce a intrecciare effettivamente così bene il rapporto con la vita e la morte da sembrare il frutto di una scrittura d’invenzione magistrale.

La somiglianza della storia di Frida con i toni della fiaba è tradita dal titolo del primo interessante albo che sottoponiamo alla nostra analisi: Frida e Diego, una favola messicana[34] illustrato da Fabian Negrin con l’intento dichiarato di rendere omaggio alla cultura del Messico - paese nel quale l’autore ha vissuto e studiato - oltre che alla storia dei celebri pittori e muralisti messicani.

La storia, che ondeggia tra realtà, fantasia e soprannaturale, prende avvio nel giorno dei Morti, giorno di festa, dolci e festeggiamenti. Frida è rappresentata come una piccola bambina fidanzata con un altrettanto giovane Diego. Mentre nel cimitero fervono i preparativi della cerimonia, il piccolo Rivera si fa sorprendere a baciare la sua migliore amica. Frida non ci vede più dalla rabbia, i due si inseguono e Diego precipita dentro una fossa ancora aperta. “Senza pensarci due volte la bambina lega la propria treccia all’albero di manghi e si butta nel buco anche lei”(Negrin, 2011, p.20), ricordando Alice nel paese delle meraviglie e Raperonzolo. Atterrata nel buio, in fondo al pertugio da cui è precipitata, accende il suo ultimo fiammifero (un rimando alla Piccola Fiammiferaia?) e inizia un viaggio in un mondo sotterraneo dominato da scheletri festanti e dal cane xoloitzcuintle. Quest’ultimo, compagno fedele anche della Frida della realtà, diventa qui il classico aiutante fiabico. In questo racconto fantastico sui due artisti ancora bambini in un Messico surreale e rumoroso è possibile trovare un contatto con l’arte di Frida nelle magnifiche e dettagliate grandi tavole di Negrin, oltre a un omaggio a José Guadalupe Posada, incisore messicano che amava trasformare i suoi personaggi in scheletri.

Ecco che Negrin traccia la strada di una biografia autentica seppur distante dai fatti storico-biografici: una storia che attraverso motivi e scenari di fiaba è capace di farci assaporare l’atmosfera messicana vissuta da Frida nell’arco della sua vita e di venire a contatto con lievità e con la pluralità di sentimenti che questa sorta di Alice in versione latina ha vissuto, lasciando che il tragico lasci spazio ad un mondo bambino. Il tutto senza omettere il tema della morte, che viene affrontato anzi con naturalezza, come un fatto della vita, alternando toni naiv quanto gotici.

La posizione riguardante la possibilità di narrare ai più giovani tratti scabrosi di una vita fatta di tante sofferenze utilizzando un tono poetico e il linguaggio artistico guida probabilmente anche il percorso narrativo dell’albo Frida Kahlo nella sua casa Azul[35]. Una narrazione potente che ripercorre la biografia di Frida Kahlo procedendo per episodi emblematici, immagini, momenti chiave della sua esistenza e della storia del Messico, cercando di restituire un affresco della donna ancora prima che della pittrice. In questo caso, esattamente al contrario di quando avviene con Negrin, il testo è dunque rigorosamente filologico e dichiaratamente ispirato dalla celebre biografia di Hayden Herrera.

Come accade in buona parte delle biografie illustrate destinate ai più piccoli, la storia prende avvio dall’infanzia dell’artista ma, a differenza di altre, il racconto non è in prima persona. A narrare la storia, infatti, è la casa di Azul, ovvero la dimora storica dell’artista, oggi Museo Frida Kahlo, “custode dei suoi segreti, la guardiana delle sue emozioni” (Lossani, 2019, p.3). La scelta letteraria di questo originale punto di vista rende la narrazione non asettica, avvincente. La casa è la compagna di vita dell’artista, la testimone silenziosa del suo percorso sentimentale e artistico.
Accanto alle parole poetiche di Chiara Lossani, vere e proprie "pennellate verbali",
compone le sue illustrazioni a collage Michelangelo Rossato, mescolando disegni a matita di sapore fotografico con carte colorate e stampe di pattern variegate. L’autore, volutamente, distingue il suo lavoro preferendo non rappresentare il percorso di Frida Kahlo richiamandosi alla sua stessa tecnica pittorica.

I due linguaggi visivi, quello dalla pittrice e quello dell’illustratore, restano ben distinti, non c’è volontà di emulazione. Anche quando Rossato riproduce numerose tele dell’artista esse vengono restituite tradotte nello stile, amalgamandosi perfettamente al resto delle illustrazioni che ritraggono l’artista e il suo ambiente.

Alla fine del racconto, quando Frida si rende conto che la Pelona, la Morte, avrebbe vinto, chiede a Diego di portarle delle angurie. “Voglio dipingere una natura viva”, dichiara. “Sapeva che la Pelona avrebbe vinto entro poco, allora, sopra un’anguria, in un impeto, come in un grido scrisse «Viva la Vida!»” (Lossani, 2019, p.34). Così nasce la famosa natura morta che celebra il suo atteggiamento nei confronti della vita e cui fanno riferimento, in realtà, una gran parte degli albi attualmente esistenti sulla pittrice[36]. Un finale che appare come un inno alla vita, anzi una vittoria della vita sulla Morte, quasi si trattasse di un doveroso lieto fine, una sorta di “e vissero felici e contenti” (ancora un rimando alle fiabe!) e una vittoria della felicità eterna contro la morte oltre che un risarcimento per il lettore dopo aver assistito a tante drammatiche vicende.

Un altro lato interessante della personalità della nostra artista qui posto in rilievo riguarda la capacità di condividere il dolore, l’esigenza di esprimere l’interiorità e la facoltà di sublimare la fragilità umana attraverso l’arte. Il suo corpo martoriato è raccontato nelle opere e riprodotto quale oggetto sia reale che simbolico. La fisicità da esperienza individuale diventa allora un valore universale che ogni persona può riconoscere e comprendere empaticamente.

Frida, attraverso le sue opere e la narrazione della sua vita, ci restituisce un esempio di come l’arte possa aiutare a rendere condivisibile un’esperienza molto personale ed intima, difficilmente comunicabile con l’aiuto delle sole parole. “Fu la pittura a porgerle una mano […]. La stanza si riempì a poco a poco di quadri. La pittura le riportò la forza di sognare”, scrive Lossani (Lossani, 2019, pp. 17-18). Le sue opere raccontano l’indicibile, rendono possibile sopportare eventi traumatici che altrimenti avrebbero rischiato di disgregarla. La trasformazione del trauma in altro è sicuramente un tema che affascina l’osservatore: la vita non si spezza davanti al dolore ma anzi, negli autoritratti, prevalgono la bellezza e i colori vivaci degli abiti e delle ambientazioni.

L’arte, con Frida Kahlo, sembra sinonimo di autocura, di autosostegno, nella ricerca di quella unità che gli eventi traumatici mettono in serio pericolo. Quale migliore esempio di resilienza da offrire ai più giovani? Quanti e quante adolescenti possono trovare risposte nella sua storia?

Un pubblico di giovani adolescenti potrebbe certamente restare colpito dalla lettura di Frida[37] di Sébastien Perez e Benjamin Lacombe, che sembra avventurarsi nel difficile compito di narrare gli aspetti più perturbanti della vita intensa e drammatica e dell’opera della pittrice messicana con grande rispetto della complessità e della ricchezza umana e artistica di cui è portatrice.

Fin da subito la copertina attrae lo sguardo per la sontuosa scelta del tessuto con cui è rivestita, un materiale piacevole al tatto su cui si staglia potentemente il volto iconico di Frida. Gli autori ripercorrono la storia dell’icona messicana simbolo di resilienza attraverso nove tematiche (numero fortunato per gli Aztechi): l’Incidente, la Medicina, la Terra, la Fauna, L’Amore, La Morte, La Maternità, La Colonna Spezzata e La Posterità. “Grazie a un gioco di richiami e citazioni, ho cercato di penetrare nelle viscere della sua creazione”, scrive l’illustratore Lacombe nella postfazione (Lacombe - Perez, 2017, p.61)

Le parole, poetiche, mai scontate, scorrono come un flusso di pensiero nella mente della pittrice. Le illustrazioni, anch’esse frutto di una evidente rielaborazione di citazioni tratte dai dipinti della pittrice, giocano con i colori della terra messicana, indagando un universo ricco di simbologia. “Le pagine, abilmente cesellate, entrano nel corpo di Frida, le figure pulsano assieme al sangue e al cervello che abitano le sue opere”[38], scrive Silvana Sola di questo testo. Ad ogni parola chiave, infatti, l’illustrazione che l’accompagna è intagliata, a far vedere gli strati delle pagine seguenti, in un gioco per lo sguardo che invita ad essere attenti, fare relazioni, osservare con lentezza e profondità i dettagli e accorgersi di quella farfalla blu che ricorre nelle pagine, il simbolo della resurrezione nella tradizione messicana e rappresentazione della nuova vita della Frida-artista che, come una crisalide, rinasce diversa dopo il tragico famigerato incidente con l’autobus.

Se il testo rappresenta, in questo caso, una libera rivisitazione poetica e non filologica della vita dell’artista, dall’altra parte troviamo evidenti rimandi iconografici alle sue opere, seppur amalgamate perfettamente allo stile di Lacombe. Si tratta qui, diversamente dalle illustrazioni precedentemente analizzate, di citazioni letterali dei temi ricorrenti nelle opere di Frida. Dichiara l’autore: “Era impossibile intervenire su un singolo elemento dell’opera senza distruggerne il messaggio” (Lacombe – Perez 2017 pp.62-63). Lacombe riporta l’esempio dell’opera Cervo ferito (1946) in cui ogni elemento è parte di un’articolata serie di rimandi che intrecciano la storia dell’Eneide con le vicende di vita personale dell’artista e ancora alla simbologia cristiana e azteca. Cambiare un dettaglio di questa articolata impalcatura “avrebbe significato tradire la simbologia del quadro”. (Lacombe – Perez, 2017, p.63)

L’illustratore giunge a notare, nelle pagine finali dell’albo, come l’arte della pittrice messicana sia ormai diventata “un marchio registrato di immagini esotiche che si declinano sotto diverse forme per un pubblico che non ne coglie il valore”. E più avanti: “Frida è complessa. I suoi autoritratti sono più difficili e ricchi di quanto sembri. Nulla è aneddotico ma tutto è portatore di una simbologia fridiana ispirata ai miti aztechi, alle mitologie antiche e alle credenze popolari messicane”. (Lacombe – Perez, 2017, p.67).

5. Riflessioni conclusive

La libertà da costrutti e stereotipi, l’indipendenza, il rapporto con la vita e la morte, con il corpo e la sessualità, l’importanza dell’arte e dell’autorappresentazione come cura, oltre che la stessa riflessione sull’”irresistibilità” di certe narrazioni che toccano le corde più profonde dell’animo umano: queste sono solo alcune delle importanti questioni che può trovarsi a sollevare una biografia illustrata dedicata ad un’artista del calibro di Frida Kahlo.

L’arte può aiutare ad allontanarsi da “sentieri già battuti” dall’immaginario culturale. Kahlo si è allontanata dalla strada prestabilita grazie alla sperimentazione artistica e, attraverso l’arte, è riuscita a dare forza e voce alla propria identità, superando i pregiudizi[39]. Ogni sua opera ci interroga, rimanda a un concetto simbolico che può avere diversi significati e scuote direttamente la nostra coscienza. Lo sguardo di Frida ci insegna, ancora una volta, che l’arte può aiutare a trovare una visione nuova e non conformista, sviluppa le attitudini mentali e il pensiero laterale, aiuta a vedere oltre gli stereotipi, accende nuovi fuochi, aiuta a cogliere i rapporti tra il mondo interiore e la realtà, a dissipare le paure, a riflettere sulla complessità delle relazioni, sulla necessità di rappresentare e rappresentarsi toccando le corde dell’indicibile.

Come scrive Francesco De Bartolomeis, “Per varietà di tipologie, di simboli, di caratteri stilistici, per collegamenti con una molteplicità di aree culturali, l'arte ha grandi potenzialità nel contribuire allo sviluppo dell'intelligenza e della sensibilità. […] L'arte sovverte stereotipie percettive e rappresentative, è esperienza di enigmi, si addentra in strati di profondità fino allora nel buio, e non destinati a illuminarsi permanentemente; apre a nuovi punti di vista sulla realtà[40].

Trasmettere il valore dell’arte fin dalla prima infanzia, aiutandosi con libri illustrati ricchi di significati come quelli analizzati, non significa contribuire soltanto a crescere uomini e donne dotati di sensibilità estetica e capaci di leggere codici diversi, dunque, ma anche porre i più giovani dinanzi ai grandi temi dalla vita umana e suggerire come si possa riflettere su di essi attraverso prospettive interpretative sempre nuove.

Gli ultimi tre testi presi qui in esame, a ben guardare, rappresentano opere aperte che si spingono al di là dei dettami di un atteggiamento filologico e si appellano alle potenzialità di un linguaggio iconico e verbale, attraverso simboli e metafore. Questi albi rielaborano – e stravolgono, talvolta - la storia originale o le opere d’arte trattate, attingendo a piene mani a un bacino di idee, tematiche e soggetti posto a disposizione. Si tratta di un atteggiamento autoriale libero, che sviluppa a sua volta un processo ermeneutico nel lettore, una costruzione che è anche interpretazione e interazione, in cui il soggetto che legge e osserva diventa parte attiva. Si tratta di un percorso che non attiene a quella didattica dell’arte che immagina percorsi lineari e lontani dal modo di produrre fatti artistici, significa bensì trasmettere il contenuto dell’arte avviando il lettore lungo un percorso artistico pieno di incognite.

L’obiettivo finale che si può individuare nei volumi trattati non riguarda la necessità di diffondere la conoscenza di un personaggio e della sua arte, esso è molto più ambizioso. Il fine sembra essere quello di utilizzare un repertorio artistico e biografico per stimolare l’immaginazione, intesa come possibilità interiore, catalogo del potenziale e dell’ipotetico, per lasciar crescere il seme della libertà, la possibilità, la capacità di vedere oltre.

Se la biografia di Frida può rappresentare un ricco materiale culturale cui attingere per narrare una molteplicità di storie parallele, è sicuramente attraverso la letteratura e l’arte dell’illustrazione, attingendo ad un linguaggio simbolico e metaforico, non necessariamente filologico, che si può riuscire ad affrontare l’essenza di questo personaggio complesso per ridonarlo proficuamente al pubblico più giovane.

Capaci di porre in dialogo linguaggi diversi, gli albi illustrati sono in generale potenti dispositivi in grado di raccontare la complessità del mondo individuale e del mondo artistico, arrivando a una dilatazione reciproca dei linguaggi, superando così la tradizionale categorizzazione di libri esclusivamente destinati all’infanzia. Quando tutti questi linguaggi si intrecciano, ci troviamo finalmente di fronte a un’opera crossover[41], per tutte le età e da leggere attraverso punti di vista e stratificazioni diverse.

In uno dei libri di maggiore successo sulla figura di Frida Kahlo[42], la scrittrice Maria Hésse introduce il suo romanzo illustrato con quello che, giunti a questo punto della nostra trattazione, potrebbe diventare un’indicazione importante: “Ora non mi resta che darvi un consiglio: se volete scoprire il suo lato più autentico, perdetevi nei suoi dipinti. Ognuno di essi contiene un messaggio, un piccolo indizio del suo modo di essere. Dentro i suoi dipinti: è proprio lì che abita la vera Frida Kahlo”. (Hesse, 2016, p.4) Come sottolineano anche altri autori - tra tutti, Benjamin Lacombe nella postfazione del suo libro pocanzi analizzato - è evidente la necessità di unire la biografia dell’artista Frida con l’esperienza diretta dell’arte, l’unica capace di gettarci nel profondo del mistero dell’opera e dell’artista.

L’importanza di tornare al contatto diretto con la lettura plurisensoriale delle opere d’arte originali, la possibilità di vivere un’esperienza estetica al cospetto dell’aura di cui esse sono dotate (seppur questa spesso venga meno nell’epoca della riproducibilità tecnica dell’opera d’arte), dovrebbe sempre essere considerata un’esperienza imprescindibile per le nuove generazioni. I libri sull’arte e la vita degli artisti, soprattutto quando illustrati e scritti con maestria, possono rappresentare i più validi accompagnatori dei giovani sguardi, durante il loro incontro con le opere: proprio per questo essi si trovano ad essere sempre più utilizzati da atelieristi e educatori all’arte impegnati nella mediazione[43].

Riferimenti bibliografici

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Zuccoli, Francesca (2020). Didattica dell’arte. Riflessioni e percorsi. Franco Angeli.

 



[1] Per una ricognizione dei più importanti contributi teorici relativi all’importanza dell’educazione all’arte si rimanda a Zuccoli, Francesca (2020). Didattica dell’arte. Riflessioni e percorsi. Franco Angeli.

[2] Dallari, Marco (2005). L’arte per i bambini, in C. Francucci – P. Vassalli (a cura di). Educare all’arte. Electa. (p.21)

[3] Vassalli, Paola (2005). La principessa del colore, in P. Vassalli, Il libro illustrato è una galleria d’arte: Beatrice Alemagna Kveta Pakovska, Chris Raschka. Giannino Stoppani. (p.31)

[4] Campagnaro, Marnie (2019). La pluridimensionalità della visual literacy. Albi illlustrati e itinerari educativi, in S. Barsotti – L. Cantatore (a cura di), Letteratura per l’infanzia. Forme, temi, simboli del contemporaneo. Carocci.

 

[5] Pinto Minerva, Franca – Vinella, Maria (2012). La creatività a scuola. Laterza (p. 20).

[6] Tra le più importanti biografie su Frida si segnala: Herrera, Hayden (1983). Frida. A Biography of Frida Kahlo. Harper and Row. Pubblicata in moltissime edizioni e numerose lingue, questa biografia ha influenzato molti degli studi e delle rappresentazioni di Frida sui vari media. Sulla vita e sulle opere di Frida Kahlo sono rilevanti, inoltre, gli studi approfonditi di Frimberg, Salomon (2008). Frida Kahlo. Sog of herself, Merrel.

[7] Da una lettera di Frida Kahlo a Chavez, in Prignitz-Poda, Helga (2014), Frida Kahlo, Electra.

[8] Da una lettera di Pablo Picasso a Diego Rivera in Camanzi, Cristian (2017). Autoritratto con collana di spine di Frida Kahlo. Area 51 Publishing.

[9] Ankori, Gannit (2013). Frida Kahlo. Reaktion Books. (p.8).

[10] Cooke, Lynne, (17 November 1991), Picturing Herself: Frida Kahlo. New York Times Book Review (p. 13).

[11] Quando sposò a soli 22 anni Diego Rivera, Frida era solo agli inizi della sua carriera di pittrice, eppure, con il suo look esotico e la sua personalità magnetica, riuscì a catturare l’attenzione dei giornali e l’immaginazione di molti fotografi famosi come Peter Juley, Manuel Alvarez Bravo, Edward Weston, Imogen Cunningham. La pubblicazione delle foto della “bella e giovane moglie di Rivera in costume tipico” su riviste di moda come Vogue, Vanity Fair e nelle colonne dedicate al gossip del Time, in seguito al viaggio negli Stati Uniti compiuto in occasione delle esposizioni newyorkesi del marito, ha contribuito a creare la sua immagine di paradigmatica donna messicana e la pittrice, come sottolinea Gannit Ankori analizzando le sue lettere, ne era ben consapevole. “The gringas really like me a lot and take notice of all the dresses and rebozos that I brought with me, their jaws drop at the sight of my jade necklaces and all the painters want me to pose for them.” Frida Kahlo, in una lettera a Matilde Calderón. (Ankori, 2013, p.10).

[12] “In hindsight, it can be unequivocally discerned that Kahlo herself deliberately encouraged – one could say, instigated – such a straight- forward biographical approach to her art, constructing a paradigm whereby art and life seamlessly overlap in her paintings” (Ankori, 2013, p.14).

[13] Due film, in particolare hanno contribuito ad aumentare la fama di Frida Kahlo, favorendo la sua diffusione a livello internazionale. Si tratta di Frida, Naturaleza Viva, del 1986 diretto da Paul Leduc e di Frida, film del 2002 diretto da Julie Taymor e interpretato da Salma Hayek. Quest’ultimo è un adattamento cinematografico del libro Frida: A Biography of Frida Kahlo di Hayden Herrera.

[14] Le mostre monografiche sull’artista hanno talvolta superato i 350 000 visitatori. La mostra del 2018 Frida Kahlo. Oltre il mito esposta al Mudec di Milano è stata per ben 11 settimane al primo posto delle mostre più visitate in Italia. https://www.ilsole24ore.com/art/frida-kahlo-record-visitatori-mudec-380124-ingressi-AExF22zE (consultato nel marzo 2022).

[15] Hooks, Margaret (2008). Frida Kahlo. Biografia per immagini. Abscondita. (p.11).

[16] Gómez Arias, Aleandro (1977), ‘Un testimonio Sobre Frida Kahlo’, in Frida Kahlo: Exposición Nacional de Homenaje. Instituto Nacional de Bellas Artes (no page)

[17] Thomas, Isabel - Madriz, Marianna (2018). Frida Kahlo: Little Guides to Great Lives. Laurence King Publishing.

[18] Sanchez Vegara – Maria, Isabel - Fan Eng, Gee (2016). Frida Kahlo: Little people, Big Dreams. Frances Lincoln Children’s Books.

[19] Alkayat, Zena (2016). Crosford Nina, Library of Luminaries: Frida Kahlo. Chronicle Books.

[20] Le parole chiave “eccezionale” e “incredibile” che accompagnano spesso i testi e i sottotitoli di queste biografie sono testimoni della volontà di narrare le vite in una prospettiva prevalentemente eroica. Per quanto riguarda la nostra pittrice, la narrazione lo scopo appare quello di raccontare, attraverso semplici frasi accompagnate da illustrazioni, come sia riuscita a diventare un’icona del mondo dell’arte, nonostante le sofferenze fisiche e psicologiche.

[21] Cavallo, Francesca - Favilli, Elena (2017). Storie della buonanotte per bambine ribelli. Mondadori.

[22] Camerini, Valentina - Carratello, Veronica (2019). Le più belle storie di donne coraggiose. Gribaudo.

[23] Elleni (2019). Straordinarie. Vita e imprese di 30 donne decisamente fuori dagli schemi. Becco Giallo.

[24] Foley Elizabet - Coates, Beth (2018). Cosa Farebbe Frida Kahlo? Sonzogno.

[25] Lepri, Chiara (2019). Figure di donne nel libro illustrato. Tassonomie vs storie di vita autentica, in S. Ulivieri (a cura di), Le donne si raccontano, autobiografia, genere e formazione del sé, Edizioni ETS, p. 367.

[26] Si deve a Crenshaw Kimberlé, giurista e attivista statunitense, l’introduzione questo concetto nel 1989; da allora il termine è sempre più spesso utilizzato ed è divenuto basilare nelle politiche di contrasto alle discriminazioni di ogni tipo e fondante la lotta per i diritti civili di ogni minoranza.

[27] Tra le biografie destinate a sottolineare gli aspetti della vita di Frida che, per necessità di sintesi, chiameremo legati alle istanze del femminismo, contraddice decisamente la nostra affermazione la graphic novel Frida di Vanna Vinci. Questo testo analizza la vita dell’artista da un punto di vista complesso e capace di scendere, con un linguaggio schietto e senza veli, nelle profondità dell’intimo della pittrice. Ne appare una inedita Frida cruda, vera, dal linguaggio provocatorio e trasgressivo, capace di restituirne la complessità. In queste pagine, infatti, c’è eccezionalmente spazio per le avventure con le donne, i tradimenti, la rappresentazione della bisessualità, la libertà sessuale. Vinci, Vanna (2016). Frida. Operetta amorale a fumetti. 24 ore Cultura.

[28] Negrin, Fabian (2011). Frida e Diego. Una favola messicana. Gallucci.

[29] Lossani, Chiara - Rossato Michelangelo (2019). Frida Kahlo nella sua Casa Azul. Edizioni Arka.

[30] Lacombe, Benjamin - Perez, Sébastien (2016). Frida. Rizzoli.

[31] Cfr. Brown, Monica – Parra, John, Frida Kahlo and her Animalitos, North South. L’albo illustrato è interamente dedicato alla narrazione romanzata del rapporto tra l’artista e i suoi animali.

[32] Cfr. Zipes, Jack (2021). La fiaba irresistibile. Storia culturale e sociale di un genere. Donzelli

[33] Bernardi, Milena (2007). Infanzia e fiaba, Bup Bononia University Press. (p. 226).

[34] Ed. originale francese: Negrin, Fabian (2011). Frida e Diego au pays des squelettes, Editions du Seuil, 2011.

[35] Lossani, Chiara – Rossato, Michelangelo (2019). Frida Kahlo nella sua Casa Azul, Edizioni Arka.

[36] All’inizio degli anni cinquanta Frida Kahlo aveva cominciato a disegnare soprattutto nature morte. Viva la vida è un’opera realizzata nel 1954 che ritrae una natura morta di angurie succose su cui campeggia la scritta: “Viva la Vida, Frida Kahlo, Coyoacàm 1951 México”. L’opera è citata e rappresentata nel finale di  numerosi altri testi illustrati dedicati alla pittrice come, oltre a molti di quelli già citati: Vegara, Sánchez - Gee Fan Eng (2016). Frida Kahlo. Frances Lincoln Children’s Books; Zanotti, Carolina – Sacco, Mauro (2021). Io sono Frida Kahlo. La mia vita tra arte e genio. Nuinui; Hesse, Marìa (2016). Frida Kahlo. Una biografia. Solferino/Penguin Random House.

[37] Lacombe, Benjamin - Perez, Sébastien (2016). Frida. Rizzoli.

[38] Sola, Silvana (2017). Viva la Vida! in Children’s book on art. Giannino Stoppani edizioni. (p.30).

[39] Cfr. Marone, Francesca, Per troppa vita, in A. G. Lopez (a cura di) (2017). Decostruire l’immaginario femminile. Percorsi educativi per vecchie e nuove forme di condizionamento culturale. ETS.

[40] De Bartolomeis, Francesco (2016). L’antipedagogia incontra l’arte. Anicia. (pp.67-68).

[41] Cfr. Beckett, Sandra L. (2008). Crossover fiction. Taylor and Francis.

[42] Hesse, Marìa (2016) Frida Kahlo. Una biografia. Solferino/Penguin Random House. Il libro di Maria Hèsse è stato tradotto in sedici lingue ed è vincitore del premio della Fundación Nacional del Libro Infantil y Juvenil de Brasil

[43] Cfr. Cardone, Severo – Masi, Marta (2017). Il museo come esperienza educativa. Progedit (pp.84-115).